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SEMITICHE,
LINGUE
Gruppo di lingue strettamente correlate la cui
denominazione, proposta nel 1781 da A.L. Schlözer che la derivò
dalla Tavola dei popoli (Genesi 10), e rimasta in uso, ha valore esclusivamente
linguistico. L'area geografica di attestazione delle lingue semitiche
comprende Mesopotamia, Siria, Palestina, Arabia e, per irradiazione, Etiopia;
si espansero poi per ulteriori conquiste e colonizzazioni. Si suddividono
in orientali, nordoccidentali, meridionali.
ORIENTALI. Unico esponente del semitico occidentale è l'accadico
(assiro-babilonese), lingua dei semiti di Mesopotamia, attestata
dal terzo millennio a.C. fino all'età cristiana. Una lunga convivenza
con il sumerico, culturalmente assai forte, influenzò molto l'accadico
nella fonetica, nella sintassi e ancor di più nel lessico; nonostante
ciò l'accadico mantenne le sue caratteristiche di semitico arcaico.
Questo aspetto è ancor più evidente nell'eblaita,
lingua della città siriana di Ebla (scoperta nel 1968 dalla Missione
archeologica italiana in Siria), che, dopo alcuni dubbi iniziali, si è
rivelata un dialetto antico dell'accadico, con cui condivide, per esempio,
il sistema verbale.
NORDOCCIDENTALI. Il gruppo nordoccidentale è attestato
dal secondo millennio; dopo una fase indistinta, comprendente amorreo
e ugaritico (lingua dei testi di Ugarit dei secoli XV-XIV), il
gruppo è suddiviso in cananaico e aramaico. Il più
noto dei dialetti cananaici è l'ebraico, la lingua in cui
fu composta in massima parte la Bibbia. Attestato dal 1200 a.C., in epoca
ellenistica fu soppiantato nell'uso dall'aramaico, pur sussistendo come
lingua religiosa e scolastica fino a quando fu reintrodotto come lingua
ufficiale dello Stato di Israele. Con il termine aramaico si designa
un gruppo ampio di dialetti, attestato dagli inizi del primo millennio
fino ai nostri giorni; dopo una fase antica (aramaico antico, aramaico
d'impero, cioè la lingua scritta unitaria dell'impero persiano,
aramaico biblico), viene suddiviso in occidentale e orientale.
Al primo gruppo appartiene l'aramaico giudaico (lingua di documenti
ebraici, quali il Targrum e il Talmud di Gerusalemme, II-V secolo
d.C.); al secondo il siriaco, la lingua di Edessa, sostituita nell'uso
dall'arabo dopo una lunga convivenza (X-XIV secolo d.C.) e sopravvissuta
come lingua liturgica; al secondo gruppo appartengono anche il talmudico
babilonese e il mandaico. Dialetti aramaici in via di estinzione
sono segnalati presso il lago di Urmia (aramaico orientale) e a Ma'lula
(occidentale).
MERIDIONALI. Al semitico meridionale appartengono due gruppi: arabo
e sudarabico-etiopico. L'arabo, attestato dal IV secolo
d.C., è la lingua della poesia preislamica, in cui fu redatto il
Corano (VII secolo); per questo motivo divenne ed è rimasta la
grande lingua letteraria comune (arabo classico). Numerose varietà
dialettali sono mantenute in tutta l'area araba, ma con scarsa dignità
di lingua scritta. Nell'Arabia meridionale sono attestate lingue indipendenti:
il sudarabico antico (lingua degli stati dell'Arabia preislamica
del sud, nei dialetti sabeo, mineo, dall'VIII secolo a.C.
al VI d.C.). Derivati o meno da questo, dialetti distinti dall'arabo sono
attestati ancora nell'Arabia del sud ma in fase di notevole regressione,
sotto la pressione dell'arabo. Dall'Arabia del sud, per espansione o infiltrazione,
derivarono le lingue semitiche d'Etiopia: il ge'ez, o etiopico
classico, attestato dagli inizi dell'era cristiana, finì come lingua
parlata con la fine del regno di Axum (X secolo), sussistendo fino ai
nostri giorni come lingua dotta e liturgica. Dialetti moderni sono il
tigrino (o tigray), il tigrè e l'amarico.
L'ORIGINE COMUNE. La stretta somiglianza tra le lingue semitiche
ha fatto supporre l'esistenza di una lingua primitiva, poi differenziatasi,
i cui caratteri essenziali possono esser dedotti mediante la comparazione.
Ne derivò il problema della sede originaria del popolo che avrebbe
parlato questa lingua (semitico comune, o protosemitico).
Varie le soluzioni proposte, con diverse motivazioni: il medio corso del
Tigri (per motivi lessicali), l'Arabia (per un presupposto carattere conservatore
dell'arabo), l'Africa settentrionale (per la parentela con le lingue camitiche),
la Siria settentrionale. Per motivi archeologici e climatici la sede più
probabile è l'area siro-palestinese in un'epoca precedente la domesticazione
del cammello, purché con protosemitico non si intenda una
lingua unitaria, realmente parlata dagli antenati dei semiti, quanto ciò
che, con speculazione comparativa, si può desumere relativamente
a un livello linguistico non troppo antecedente le più antiche
attestazioni, e non necessariamente rigidamente unitario. Quanto ai rapporti
tra le lingue semitiche, più del vecchio modello di derivazione
ad albero genealogico sembra valida la teoria delle onde (innovazioni
non dovute a migrazioni, ma che si irradiano dalle loro sedi originarie
per un normale processo di diffusione).
G. Conti
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